Viene definito il “giorno più lungo dei materani” ed è il due luglio, data che da oltre 600 anni racconta una tradizione forte per questa città.
“Vivo aspettandoti” è il motto che i ragazzi oggi recano scritto sulle loro magliette appositamente realizzate ed indossate con orgoglio quando, all’alba, si incontrano per vivere insieme questa fatidica giornata tra il sacro ed il profano.
La legenda parla di una giovane ragazza che si fa accompagnare da un contadino di rientro dai campi sul suo carro. Una volta scesa nella periferia, per non creare maldicenze, invia tramite il contadino un messaggio per il vescovo in cui dice di voler restare a Matera. La ragazza trasformatasi nella statua della Madonna della Bruna viene quindi condotta in città su un carro Trionfale.
Oggi come in passato la Festa, coincidente con la Festa della Visitazione, inizia all’alba con la Processione dei Pastori un tempo riservata a coloro che non potevano regalarsi un’intera giornata di festa. Dopo una prima messa ed i primi fuochi pirotecnici, comincia la lunga processione con il quadro della Madonna che attraversa i Rioni Sassi o in alternativa i nuovi rioni. Seconda messa all’arrivo sul Piano e comparsa della folta schiera di Cavalieri, con elmi e mantelli di velluto, capitanati dall’orgoglioso Generale. E’ un grande onore a Matera essere tra i Cavalieri della Bruna ed i pesanti vestiti, tramandati ma arricchiti ogni anno, contrastano col feroce caldo di quella giornata estiva. A mezzogiorno dopo la messa in Cattedrale la statua della Madonna e del bambinello vengono posizionate su carrozze adornate e scortate da clero, banda e popolo fino al Rione Piccianello, luogo della leggendaria apparizione.
E’ nel tardo pomeriggio, dopo il lauto pranzo tradizionale, che la festa ricomincia. La statua della Madonna viene con attenzione e devozione caricata sullo spettacolare carro in cartapesta che ogni anno viene costruito ispirandosi ad una scena del Vangelo. Ogni anno un carro nuovo perché a fine serata, una volta deposta in Cattedrale la Statua della Madonna della Bruna, il Carro benedetto viene consegnato al popolo che lo assale, richiamando l’assalto storico effettuato dai Saraceni. Si assiste così ad uno spaventoso “strazzo”, in cui ognuno cerca di strapparne un pezzo da conservare come portafortuna.
Religiosità, tradizione, folklore, coraggio, stanchezza si mescolano in una alchimia indescrivibile che a fine festa ci fa dire “A mogghj a mogghj all’onn c’ vaèn” (sempre meglio il prossimo anno).
Tratto da "Matera-un racconto fotografico" di Michele Morelli e Giusy Schiuma-Edizioni Giannatelli Matera